domenica 27 luglio 2014

CRISI DELLA LETTURA?


Si discute della caduta verticale della lettura, e si cerca di trovarne le cause. Ma quella fondamentale non potrebbe essere semplicemente la vita?
Ossia il fatto che tutte quelle inquietudini, emozioni, scoperte, ire, entusiasmi e depressioni che un tempo sperimentavamo attraverso la lettura adesso le viviamo in prima persona ogni giorno? Per comprendere la decadenza e la rovina economica e morale di una famiglia c'è bisogno di leggere i Buddenbrook? O basta che un genitore perda il lavoro? Per sperimentare la follia burocratica c'è ancora bisogno di leggere il Castello, o il Processo per conoscere l'ingiustizia della giustizia? La Corte dei Miracoli sta ancora chiusa nelle pagine di Notre Dame de Paris, o non invece sui marciapiedi di casa nostra? E per capire cosa significa trovarsi in una stazione abbandonata, circondati da predoni e tagliagole, c'è ancora bisogno di Michele Strogoff, o basta andare a Termini? E il Califfo dell'ISIS, non è meglio lui di tanti spietati visir delle Mille e una notte?
Temo proprio che soltanto una radicale abolizione della realtà potrebbe rilanciare i bilanci editoriali.

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